1. La classificazione di Avogadro

Nelle pagine introduttive al primo volume della Fisica dei corpi ponderabili (1837), Avogadro propone una classificazione delle scienze e in particolare delle scienze fisiche1. Parte dalla distinzione delle cognizioni umane in Scienze Fisiche e Metafisiche e procede con la suddivisione delle prime in Matematica e Fisica: la Matematica «si limita a considerare ne’ corpi due proprietà affatto astratte, e generalissime, la quantità e l’estensione», per le quali «la matematica rinchiude qualcosa di metafisico, e confina così colla classe delle scienze di questo nome». Sulla base di queste considerazioni, la matematica può essere sottratta «al dominio della Fisica, senza entrare nelle questioni, che da molti si agitano, sulla realtà o non realtà dello spazio in se stesso»2.

Identificata la Fisica nel senso più «esteso» del termine, essa viene suddivisa in generale, che «esamina le proprietà generali dei corpi» e speciale, che «si aggira sopra i corpi particolari che formano col loro complesso l’universo sensibile e sulla lor disposizione nel medesimo»3. Quest’ultima si articola in Fisica celeste (Astronomia), e Fisica terrestre, che a sua volta comprende la Fisica terrestre inorganica (Meteorologia e Mineralogia) e la Fisica terrestre organica (Zoologia e Botanica). Avogadro precisa inoltre la corrispondenza di tre discipline della Fisica speciale (Mineralogia, Zoologia e Botanica) con la Storia naturale4.

La Fisica generale va soggetta a una tripartizione: Meccanica, che «considera i corpi in massa, e facendo astrazione dalle molecole insensibili, e distinte di cui sono composti, e li riguarda … come perfettamente solidi, o perfettamente fluidi»5; Fisica propriamente detta, che «li considera quali realmente sono, come formati dalla riunione di tali molecole più o meno strettamente tra loro connesse secondo certe leggi, ma senza occuparsi delle diverse spezie di queste molecole, da cui risultano le diverse sostanze che in natura esistono»; Chimica, che «esamina quelle diverse spezie di molecole, ossia le diverse sorta di sostanze che dalla loro riunione si formano, e le leggi con cui le molecole tra loro eterogenee tra loro si uniscono, o si separano per la produzione di tali diverse sostanze»6.

La Fisica propriamente detta è oggetto di una più dettagliata considerazione, poiché in essa si situa la ricerca che ha condotto alla stesura della Fisica dei corpi ponderabili. Innanzitutto Avogadro ricorda che questo genere di Fisica è quello «che s’intende generalmente dai più moderni autori dei corsi di fisica». Purtroppo, nota con disappunto, «non pare esserle stato consacrato dall’uso alcun nome particolare e distinto, come pur sarebbe convenevole», e quindi le si potrebbe dare il nome di Chimico-meccanica per la sua posizione intermedia tra le due discipline. Essa viene suddivisa in Fisica dei corpi ponderabili, quando le molecole sono «strettamente riunite» a formare «masse sensibili», e Fisica dei corpi imponderabili, quando le molecole sono in «uno stato di disunione» tale che «dal loro complesso non si formano masse distinte, dotate di peso sensibile, ma solo fluidi sottilissimi, i quali o circondano le molecole de’ corpi ponderabili, e possono passare dall’uno all’altro di essi con moto proprio, o sono universalmente diffusi nello spazio, e suscettibili di moti di vibrazione che per essi si propagano»7.

L’ulteriore suddivisione disciplinare concerne la Fisica dei corpi ponderabili e dipende dall’interazione tra corpi ponderabili e fluidi imponderabili. L’interazione tra luce (e calore raggiante) e i corpi è studiata dall’Ottica; all’Elettrologia è demandata la comprensione dei fenomeni elettrici ed elettromagnetici; infine c’è la fisica dei corpi in relazione al calore. A quest’ultima Avogadro non attribuisce un nome, ma ne sottolinea l’importanza quando scrive che la stessa «costituzione generale» dei corpi dipende dalla presenza del calore8 (cfr. Tavola 1).

2. Critica della classificazione di Ampère

La più evidente funzione della classificazione delle scienze proposta da Avogadro è quella di mostrare il posto che la sua opera a stampa, la Fisica de’ corpi ponderabili, occupa nell’ambito della ricerca scientifica: si tratta di una sezione della Fisica propriamente detta (o Chimica-meccanica) che studia la struttura molecolare dei corpi (solidi, liquidi e gassosi) e le modificazioni di essa in relazione al calore. Ricorrere alla classificazione per delimitare con chiarezza l’ambito dello studio pare una buona scelta, dato che alla Fisica propriamente detta e alla Fisica dei corpi in relazione al calore non sono stati attribuiti nomi definiti, nonostante si tratti di argomenti di grande rilievo presso «i più moderni autori».

La classificazione offre anche l’opportunità di rilevare le differenze rispetto a quella proposta da Ampère nell’Essai sur la philosophie des sciences (1834): «la divisione che qui abbiamo indicata delle scienze fisiche si scosta a molti riguardi, come è facile vedere, da quella che Ampère ha dato delle stesse scienze, che egli chiama Cosmologiche per opposizione alle scienze metafisiche da lui dette Noologiche»9.

Quella di Ampère è una classificazione sistematica e filosoficamente fondata, che intende suscitare l’interesse «sous le triple rapport des analogies qui existent réellement entre les diverses branches de nos connaissances, des lignes de démarcation qui les séparent de la manière la plus naturelle, et de l’ordre suivant lequel elles doivent se succéder»10. Secondo Ampère, «toutes nos connaissances» si suddivisono in due regni (scienze cosmologiche e noologiche), i due regni in quattro sotto-regni, i quattro sottoregni in otto embranchements, e così via nei successivi livelli di scienze del primo, del secondo e del terzo ordine.

Avogadro non è tanto interessato alla struttura della classificazione, quanto ai suoi contenuti rispetto alla suddivisione nell’ambito delle scienze naturali. Per Ampère, le Scienze cosmologiche (corrispondenti alle Scienze fisiche di Avogadro) si dividono in Scienze cosmologiche propriamente dette e Scienze fisiologiche: le prime si dividono a loro volta in Matematica e Fisica, le seconde in Scienze naturali e Scienze mediche. A differenza di Avogadro, Ampère sottrae alla fisica sia l’indagine dell’organico sia le discipline matematizzate della filosofia naturale: le Scienze fisico-matematiche, che comprendono Meccanica e Astronomia, appartengono alla matematica. Alle Scienze fisiche sono attribuite le Scienze geologiche e le Scienze Fisiche propriamente dette, le quali sono a loro volta divise in Fisica generale e Tecnologia. Infine, la Fisica generale si articola in Physique élémentaire (divisa in Fisica sperimentale e Chimica) e Physique mathématique, la quale comprende la disciplina che provvede a formulare le leggi fisiche (Stereonomia) e quella che potremmo chiamare fisica teorica molecolare (Atomologia)11.

Avogadro contesta apertamente la classificazione di Ampère. La considera «dedotta da idee generali sistematiche, che talvolta non senza qualche violenza o soverchia sottigliezza si applicano alle divisioni particolari dei diversi rami, e in maniera da separare, e smembrare in più parti quelle dottrine, che si sogliono trattare unitamente secondo che la connessione degli oggetti pare richiederlo»12. Inoltre essa presenta quello che agli occhi di Avogadro pare bizzarro, come la Meccanica e l’Astronomia parti delle Scienze matematiche o l’assenza della meteorologia. Ma soprattutto è la suddivisione delle scienze Physiques proprement dites (che Avogadro chiama Fisica generale) che contraria lo scienziato piemontese. Lo rende perplesso la suddivisione in Physique générale e Technologie, poiché sostiene che ciò che ha a che fare con l’«industria umana» dovrebbe essere trattato in parte nelle «scienze Metafisiche» e in parte nella «Storia naturale dell’uomo, che è compresa nella Fisica speciale organica»13. Infine polemizza contro la suddivisione della Physique générale, che non avviene, come ad Avogadro pare corretto, «per rapporto ai diversi oggetti che vi abbiamo distinti» (ossia la Meccanica, la Chimica e la Chimico-meccanica), ma introducendo «due gradi di cognizioni, di cui l’uno si limiterebbe all’osservazione dei fenomeni, sotto il nome di Fisica elementare, e l’altro cercherebbe di assegnarne le leggi sotto quello di Fisica matematica; e suddivide poi queste due parti ciascuna in una maniera analoga a quella che abbiamo adoperata immediatamente per la Fisica generale, cioè la prima in Fisica sperimentale, e Chimica, la seconda in Stereonomia (nome alquanto improprio con cui egli indica la scienza delle leggi che reggono le proprietà fisiche dei corpi), e Atomologia ossia Teoria atomica»14 (cfr. Tavola 2).

3. Classificazione e fisica del calore

Molte sono le differenze tra le classificazioni proposte dai due scienziati. Probabilmente la più eclatante è la collocazione delle scienze della vita: Ampère le considera a sé stanti, mentre Avogadro le colloca nelle scienze fisiche. Anche sul rapporto tra matematica e fisica c’è completo disaccordo: per Avogadro nessuna disciplina avente a che fare con oggetti fisici è riconducibile alla matematica, indipendentemente da quanta matematica si usi per trattarla, invece per Ampère la meccanica e l’astronomia sono parti della matematica.

Tuttavia, le parole di Avogadro chiariscono che il dissidio con Ampère è anche motivato dal mancato riconoscimento della Fisica dei corpi ponderabili come disciplina. Questo appare evidente quando Avogadro sostiene che la sua classificazione è «più conforme alle idee ricevute sull’ordine, e la distribuzione delle scienze Fisiche, e più atta a render ragione dei limiti in cui l’oggetto della presente opera è compreso»15. Non sarebbe corretto, però, giudicare che si tratta dell’orgoglio ferito dello scienziato che vede ignorato il settore di ricerca al quale ha dedicato anni di studi e infine un’opera in più volumi. Il dissidio con Ampère va al cuore di una questione aperta nelle scienze fisiche dell’epoca, ovvero il ruolo e l’estensione della fisica del calore in relazione ai corpi. Quindici anni dopo la pubblicazione delle pagine di Avogadro il quadro sarebbe stato chiaro: la nascita della termodinamica avrebbe mostrato il significato e il valore dell’interazione tra molecole e calore. Ma negli anni Trenta dell’Ottocento nessuno aveva chiaro il punto di arrivo di quel settore della fisica.

Lo stesso Ampère, nelle pagine dedicate alla suddivisione della Physique générale, mostra incertezze sulle discipline che dovrebbero occupare quelle posizioni nella sua classificazione. La physique expérimentale è dedicata allo studio delle proprietà generali dei corpi «et de celles de leurs propriétés particulières, qui dépendent de l’action de la chaleur, de la lumière, de l’électricité, etc.», ma forse non dovrebbe limitarsi a questo. Si potrebbe estenderla a trattare anche quelle proprietà dei corpi «qui ne supposent, pour se manifester, ni changement dans la combinaison des élémens des corps, ni vie dans ceux qui sont soumis à l’expérience», ma non precisa quali siano queste proprietà. Anche i contenuti e le articolazioni delle pubblicazioni dovrebbero mutare: «dans la plupart des traités qui existent sur les quatre parties de la physique générale, on sépare la chimie, qui en est la seconde. Mais on n’a pas eu jusqu’à présent le soin de faire la même chose pour les autres parties de la même science». Dalle parole di Ampère emerge un senso di incertezza, la consapevolezza che il percorso da seguire è oscuro e che forse bisogna procedere per tentativi. La sua proposta è di differenziare la trattazione della fisica sperimentale in un’opera «qui décrirait tout les phénomènes, qui en montrerait l’enchaînement et la dépendance mutuelle, en réservant pour un autre traité également complet tout ce qui est relatif à la physique mathématique». Insomma, bisogna procedere per gradi: prima elencare i fenomeni relativi ai corpi e alle loro relazioni con quelli che Avogadro chiama gli imponderabili, e poi procedere a una trattazione teorica e matematizzata in grado di offrire una spiegazione soddisfacente16.

Come Avogadro, anche Ampère nota che nel panorama scientifico mancano pubblicazioni capaci di costruire una sintesi delle nuove conoscenze e di mostrare quale strada le ricerche stanno percorrendo. La differenza tra i due, però, è rilevante: dopotutto Avogadro sta presentando al pubblico un’opera che potrebbe colmare il vuoto lamentato dagli scienziati dell’epoca. Ecco perché contesta la classificazione di Ampère: essa diffonde l’idea che fenomeni e spiegazioni dei fenomeni vadano distinti, così come impropriamente separa la Chimica dalla teoria atomica, senza rendersi conto che la seconda «ne è il complemento, o la parte più razionale»17. Questa potrà sembrare la strada da percorrere a chi si sta interrogando su quale direzione prendere, ma l’opera pubblicata da Avogadro è lì a mostrare quello che si può fare e si può capire se ci si concentra su un argomento (la fisica dei corpi in relazione al calore), senza rinunciare alla dimensione teorica e con la consapevolezza che è ormai diventato arduo offrire una sintesi completa delle relazioni con i diversi imponderabili.

Avogadro è convinto che il futuro della fisica sia la specializzazione e la separazione delle discipline: «la Fisica nel suo senso più vasto … fu per lungo tempo trattata come una scienza distinta suscettiva di formare nel suo complesso l’occupazione speciale di un sol uomo, che si supponeva così poter essere ad un tempo meccanico, chimico, elettricista, ottico, astronomo, e naturalista. Ma a misura che si andò aumentando la massa delle nostre cognizioni in questi diversi rami della scienza, è dovuto necessariamente succedere che in tale vastissimo dominio delle Scienze Fisiche, si scegliesse dai diversi loro coltivatori alcuno di essi rami, a cui si applicassero più specialmente ed anche esclusivamente»18. Così la meccanica è diventata matematica applicata, la chimica si è separata dalla fisica, l’ottica e l’elettromagnetismo sono diventate oggetto di «opere speciali». «La sola Fisica de’ corpi ponderabili rimase … senza che le siano stati assegnati limiti ben precisi … e quindi essa non fu trattata né nei corsi di Fisica … né in opere separate ad essa specialmente consacrate»19. «A tale lacuna … io ho cercato di supplire col presente lavoro»20.

La nascita della termodinamica, poco più di un decennio più tardi, mostra che, rispetto all’argomento della specializzazione e della necessità di una fisica dedicata esclusivamente all’interazione dei corpi con il calore, Avogadro ha visto più lontano di Ampère. Con ciò non si intende proporre un giudizio del tipo “Avogadro è più moderno di Ampère”. Vedremo più avanti che, dal punto di vista della prospettiva filosofica, i riferimenti di Avogadro sono decisamente meno recenti di quelli di Ampère. Inoltre, si potrebbe aggiungere che Avogadro non è stato molto coerente: per la fisica parla di specializzazione e poi non riconosce la separazione delle scienze della vita dalla fisica. A questo punto, però, si dovrebbe anche notare l’ambiguità di Ampère, che duplica la fisica matematica: ci sono le scienze Physico-mathématiques (meccanica e astronomia) nella matematica e c’è la Physique mathématique (Stereonomia e Atomologia) nella Physique générale.

A ben guardare, le due classificazioni sono guidate da concezioni e intenzioni talmente diverse da rendere poco significativo un confronto che conduca a una valutazione comparativa che stabilisca quale sia più moderna o più conforme all’articolazione dell’impresa scientifica dell’epoca. Bisogna comunque riconoscere che sul tema specifico della relazione tra fisica dei corpi ponderabili e termodinamica, la classificazione proposta dallo scienziato piemontese supporta quanto emerge dall’analisi delle sue ricerche: in un periodo contrassegnato da difficoltà e interrogativi per l’intera scienza europea, ai quali solo la termodinamica riuscì a offrire una risposta soddisfacente, Avogadro comprese che un consistente avanzamento delle conoscenze sarebbe derivato proprio dalla fisica dei corpi in relazione al calore21.

4. La Fisica e la classificazione

Sebbene sintetica e focalizzata sul capitolo della fisica, la classificazione di Avogadro mostra chiarezza di idee e di intenzioni. Non è uno scritto d’occasione, ma è il frutto di riflessioni e analisi, motivata da esigenze giudicate di rilievo dall’autore. Una delle finalità, peraltro esplicitamente dichiarata, è chiarire l’importanza della Fisica de’ corpi ponderabili nell’ambito della scienza del tempo. La classificazione concorre a illustrare e giustificare la scelta di pubblicare un compendio dedicato alla fisica dei corpi materiali in relazione al calore. Avogadro è evidentemente consapevole della novità rappresentata dalla sua opera nella pubblicistica scientifica del tempo: ricorda che i suoi contenuti sono dispersi «nelle opere di Meccanica e Chimica, ove esse si trovano talvolta trattate parzialmente in mezzo ad altri oggetti affatto a loro estranei … A tale lacuna nella serie delle opere didascaliche di argomento fisico, che finquì possediamo, io ho cercato di supplire col presente lavoro. In esso mi son proposto di esporre un quadro, per quanto mi fosse possibile, compiuto, e sufficientemente esteso di questo ramo di cognizioni che ho indicato nel suo complesso col nome di Fisica de’ corpi ponderabili»22.

La classificazione ha la funzione di mostrare con chiarezza e precisione che la fisica dei corpi ponderabili è una disciplina distinta all’interno della fisica: «per far conoscere in una maniera precisa l’oggetto dell’opera che io presento al Pubblico, credo cosa conveniente l’esporre dapprima alcune idee generali sulla classificazione delle Scienze Fisiche, onde fissare la relazione che colle loro diverse parti si trova aver quel ramo particolare delle medesime, che io mi propongo di trattare»23. Giunto al termine della classificazione, Avogadro così si esprime: «io penso d’aver qui sopra stabilito in una maniera precisa l’oggetto di questa scienza, facendone vedere il rapporto e la connessione con altre scienze più o meno ad essa vicine, di cui a tale scopo ho creduto dover presentare la generale classificazione; e nell’opera stessa se ne vedranno più specialmente le singole parti e la loro distribuzione. Sarebbe più conveniente l’assegnare a questo ramo di scienza un nome più preciso analogo a quello delle altre scienze, da cui viene così ad essere separato, come un oggetto di studio speciale; ma non mi parve conveniente introdurre nel titolo di un’opera un nome nuovo, che avrebbe poi avuto bisogno d’una definizione per esser inteso, ed ho preferito servirmi d’un titolo che contiene questa definizione medesima, qual’è appunto quello di Fisica de’ corpi ponderabili, già del resto adoperato da altri»24.

Nelle pagine dell’Introduzione è evidente l’invito alla comunità scientifica a riconoscere la rilevanza di una disciplina che invece di solito è «trattata con minor estensione, e meno compiutamente»25. Avogadro vuole far comprendere quanto sia importante la fisica del calore, ma sa che sta percorrendo un cammino quasi solitario. Di lì a pochi anni, la nascita della termodinamica avrebbe mostrato la fecondità della fisica degli aggregati molecolari in relazione al calore, ma nel 1837 gli scienziati non erano ancora in grado di valutarla adeguatamente.

La classificazione è un ausilio importante per convincere i lettori che la fisica dei corpi ponderabili è davvero una disciplina autonoma, che merita una ricerca specifica, distinta dalle altre discipline della fisica generale. Così come l’astronomia, che mostra l’applicazione delle leggi della meccanica, anche la fisica della materia ponderabile parte da meccanica e chimica per superarle, approfondendole e applicandole alle molecole. Se riconosciamo che l’astronomia è altro dalla meccanica, così dobbiamo ammettere che la fisica molecolare vada classificata distintamente dalla meccanica e dalla chimica.

5. Fisica teorica, fisica matematica e fluidi imponderabili

Nelle pagine dedicate alla classificazione delle scienze, Avogadro propone anche una suddivisione in due classi dei fluidi imponderabili, «relativamente a due modificazioni diverse nella loro maniera di agire». Sono fluidi della prima classe quelli che non esercitano «influenza sulla costituzione dei corpi», come elettricità e magnetismo: «noi non li conosciamo che per le proprietà che ne risultano nei corpi di massa sensibile a cui aderiscono, e non sotto forma di sostanze separate». Sono detti di seconda classe gli imponderabili simili al calore che passano da un corpo all’altro ma «non eccitano però in generale alcun moto sensibile» delle molecole. Tra essi vanno ricordati il calore raggiante, i cui effetti si «propagano da un corpo all’altro, astrazione fatta dalle modificazioni che ne risultano nell’aggregazione o costituzione de’ corpi, e di cui … si è dovuto ragionare nella Fisica de’ corpi ponderabili», e la «luce per cui gli oggetti fanno impressione sui nostri occhi, e ci divengono visibili»26.

Da questa definizione discende la tripartizione della fisica dei corpi ponderabili in Elettrologia, Ottica e Fisica dei corpi in relazione al calore. Ma sembra che lo scopo di Avogadro non sia soltanto quello di classificare le discipline che compongono la fisica. C’è anche l’intenzione di discutere, sebbene brevemente, il tema degli imponderabili, delicato quanto complesso nella fisica del primo Ottocento27.

Secondo Avogadro, accanto alla fisica dei corpi ponderabili c’è una fisica dei corpi imponderabili, ma su di essa non si sofferma. L’ostacolo principale è la mancanza di una concezione condivisa della natura degli imponderabili nella comunità scientifica. Avogadro descrive gli imponderabili come molecole in «uno stato di disunione, e di tenuità tale, che dal loro complesso non si formano masse distinte, dotate di peso sensibile, ma solo fluidi sottilissimi, i quali o circondano le molecole de’ corpi ponderabili, e possono passare dall’uno all’altro di essi con moto proprio, o sono universalmente diffusi nello spazio, e suscettibili di moti di vibrazione che per essi si propagano, secondo le due teorie diverse che si sono proposte per ispiegare i fenomeni che si riferiscono ad alcuni di essi»28.

Avogadro è esplicito nel non volere affrontare la questione se gli imponderabili siano sostanze o moti vibratori delle molecole. Appare pragmatico, mostrandosi interessato solo agli effetti della loro azione (e del calore in particolare) sui corpi materiali. È significativo che affronti l’argomento all’interno della classificazione delle scienze, e che proceda anche a classificare gli imponderabili. Serve a fare chiarezza, a distinguere ambiti noti e ampiamente indagati della fisica da settori nuovi, a fare il punto sulle ipotesi in gioco. Il messaggio è che la fisica dei corpi ponderabili è progressiva se collegata alla fisica dei ponderabili, anche se questo significa sviluppare una fisica dal carattere principalmente teorico. D’altronde sappiamo che Avogadro aveva grande fiducia nella fisica teorica: era un ottimo teorico (lo dimostra fin dai primi lavori29) ed era convinto che la scienza sperimentale necessita delle entità teoriche.

L’ultima considerazione merita attenzione anche perché mostra un’altra ragione della critica che Avogadro rivolge ad Ampère. Questi insiste con molti argomenti sulla distinzione tra physique générale élémentaire e physique mathématique, e in particolare sulla separazione della physique éxpérimentale dalla Stéréonomie, la disciplina che raccoglie le leggi che governano i fenomeni. Nella classificazione di Ampère la fisica matematica è sempre distinta dalla fisica, e nel caso di meccanica e astronomia è addirittura ricondotta nell’alveo della matematica.

Al contrario, Avogadro propone e realizza una fisica nella quale la parte teorica è indispensabile, perché interpretazione e spiegazione dei fenomeni sono lo scopo principale. Una fisica che si arresta alla raccolta delle osservazioni e degli esperimenti, come sostiene Ampère, non offre conoscenze. Che la teoria sia espressa matematicamente oppure con analogie e modelli non cambia la sostanza. La fisica è la disciplina che spiega il mondo: l’astronomia spiega il mondo grazie alla matematica, ma proprio perché spiega è parte della fisica, non della matematica. Ampère sbaglia, quando ordina nella matematica le scienze physico-mathématiques: la fisica matematica, in quanto capace di spiegare osservazioni ed esperimenti, può essere teorica, ma è fisica teorica, non teoria matematica30. E altrettanto sbaglia quando sostiene l’autonomia della physique éxpérimentale come disciplina: senza teoria, un insieme di dati non offre la conoscenza, non è ancora fisica.

6. Alle origini della classificazione di Avogadro

Per la qualità e la complessità degli argomenti, la classificazione di Avogadro appare il frutto di una riflessione protratta nel tempo. A sostegno di questa interpretazione intervengono i manoscritti di Avogadro, in particolare i quaderni di lavoro che, insieme ai testi degli scritti dello scienziato, costituiscono il fondo conservato presso la Biblioteca Civica di Torino31. In essi Avogadro raccoglie il materiale ricavato dalla letteratura scientifica: riassunti, analisi, commenti, riferimenti bibliografici. La sua ampia e approfondita conoscenza delle scienze del suo tempo è qui documentata.

Ciascun quaderno è corredato dall’indicazione dell’anno in cui è stato redatto e da un indice degli argomenti e degli autori con il relativo numero di pagine nel quaderno. L’indice - questo è l’elemento importante - è suddiviso per discipline, e nel corso degli anni tale suddivisione viene ad assomigliare sempre più alla classificazione del 1837.

Nel primo quaderno in cui appare, nel 1819, la «Table des matières contenues dans ce volume» è così articolata:

I. Constitution des corps

II. Calorique

III. Electricité et magnétisme

IV. Optique

V. Chimie inorganique, generale constitution (molecules, organisation de)

VI. Chimie organique

VII. Mineralogie et geologie, et astronomie des corps

VIII. Meteorologie.

La prima sezione (Constitution des corps) comprende anche meccanica, astronomia e matematica.

Nel 1822 la sezione quinta (Chimie inorganique) viene eliminata e ricondotta alla prima, che giunge a comprendere Constitution des corps et chimie. Anche la sezione sesta viene ampliata, per includere zoologia e botanica: Chimie organique (et zoologie et botanique).

L’indice del 1824 riproduce quello del 1819, con una sola variante nella sezione settima, che diventa Meteorologie, geologie, et histoire naturelle. Nel 1826 la struttura della Table assume la fisionomia definitiva:

I. Mathematique, mécanique et astronomie

II. Consitution des corps et calorique – Physique generale et méteorologie

III. Electricité et magnetisme

IV. Optique

V. Chimie et mineralogie

VI. Zoologie et botanique.

Nei successivi venticinque anni vengono introdotte due variazioni: nel 1843 la sezione sesta diventa Zoologie et botanique et chimie organique; nel 1844 la quarta diventa Optique et calorique rayonnant32.

Da questi documenti appare che la classificazione delle scienze proposta da Avogadro nel 1837, come Introduzione alla Fisica de’ corpi ponderabili, è stata pensata in quella forma già undici anni prima. La classificazione nasce come strumento di lavoro, per ordinare le letture scientifiche all’interno dei quaderni. Ma le variazioni e i ripensamenti del periodo 1819-1826 possono essere interpretate come un mutamento del ruolo e del significato di quelle Tables: non solo utile strumento per raccogliere e catalogare il materiale scientifico, ma anche mezzo per riflettere sulle variazioni dei confini delle discipline a seguito delle nuove scoperte e della crescente specializzazione. In altre parole, Avogadro modifica l’articolazione dei suoi indici e infine la rende pressoché definitiva perché si rende conto che essa deve riflettere la suddivisione delle scienze. In sette anni, una semplice Table des matières diventa, dopo gli opportuni aggiustamenti, la classificazione delle scienze.

7. La classificazione come filosofia della scienza

Se la classificazione del 1837 è, come appare dai manoscritti, un tema sul quale Avogadro ha molto riflettuto nel corso degli anni, il passo successivo è cercare di capire le ragioni di tanto interesse. Il dato da cui partire è la scelta, da parte di Avogadro, di confrontare la sua classificazione con quella di Ampère. Poiché la classificazione delle scienze proposta dal francese apparve in un’opera dal titolo Essai sur la philosophie des sciences, alla scelta di Avogadro si può attribuire, per analogia, l’intenzione di esporre la propria filosofia della scienza. Il fatto che Avogadro riflettesse sulla classificazione già prima di incontrare quella di Ampère e che abbia deciso di renderla pubblica poco dopo l’apparizione dell’Essai, sembra sostenere l’interpretazione. L’opera di Ampère convinse Avogadro della necessità di pubblicare la sua concezione della scienza, proprio per contrapporla alla filosofia sulla quale la classificazione di Ampère si fondava.

La polemica contro Ampère, sulla non autonomia della physique éxpérimentale come disciplina e sulla necessità della teoria perché si possa parlare di fisica a tutti gli effetti, è il punto nel quale la filosofia, intesa come concezione della scienza, si manifesta. La posizione di Avogadro è anche motivata dal suo modo di fare ricerca e di approdare a risultati importanti. Fin dai suoi primi lavori il momento teorico ha un ruolo ben più rilevante della pratica di laboratorio. I fatti servono per indirizzare la teoria a offrire una spiegazione complessiva e a mostrare le cause microscopiche della fenomenologia macroscopica. Ma è la teoria il momento qualificante la ricerca scientifica. Il suo fine è portare alla luce una catena delle cause che rimonti alla struttura ultima della materia e al calcolo delle forze agenti su di essa, per individuare le cause primarie capaci di spiegare i fenomeni con un procedimento «a priori, ossia per semplice ragionamento»33.

Proprio l’uso del termine “a priori”, che compare nell’Essai analytique sur l’électricité del 1803, nella celeberrima memoria del 1811 e nella Fisica de’ corpi ponderabili, indica che interrogarsi sulle concezioni filosofiche di Avogadro è importante, anche per la comprensione della sua classificazione. Non si tratta tuttavia di un compito agevole. Avogadro è un autore non certo prodigo di riferimenti espliciti a temi filosofici, e inoltre abbiamo poche conoscenze della sua formazione intellettuale e nessuna dei suoi interessi filosofici in età adulta. I manoscritti raccolgono la sua produzione scientifica e testimoniano la sua ampia conoscenza della letteratura scientifica dell’epoca. Bisognerebbe trovare indicazioni analoghe per quanto riguarda il suo accesso a fonti filosofiche, e la possibilità di avere informazioni precise sulla sua biblioteca privata potrebbe contribuire a chiarire il quadro.

8. Avogadro e Wolff

Con ragionevole certezza si può dire che i referenti filosofici di Avogadro sono diversi da quelli di Ampère. Della filosofia di Ampère sappiamo che è maturata con riferimento alla Naturphilosophie di Schelling e al pensiero di Kant34. Riguardo Avogadro, le pur poche indicazioni puntano tutte verso la tradizione leibniziana e l’opera di Christian Wolff. Tra i suoi docenti alla Facoltà di giurisprudenza ci fu Giovanni Battista Agostino Bono, che coltivò interessi filosofici e collaborò all’edizione delle opere giuridiche di Leibniz35. È anche noto che nel curriculum degli studi giuridici dello Stato sabaudo, nel secondo Settecento, erano previste le Institutiones philosophiae Wolfianae, opera di Ludwig Philipp Thümmig (1697-1728), e le Institutiones juris naturae et gentium dello stesso Wolff, il sunto dello Jus gentium e degli otto volumi dello Jus naturae36.

Per avvicinarsi alla filosofia di Avogadro bisogna dunque partire da Wolff. Nel capitolo primo del “Discorso preliminare” alla Philosophia rationalis sive Logica (1728)37, dedicato alla tripartizione del sapere in storico, filosofico e matematico, Wolff spiega che la storia cataloga i fenomeni, la filosofia conosce le ragioni dei fenomeni, e la matematica li tratta quantitativamente; quando filosofia e matematica si coniugano, ne guadagna la certezza38. Nel successivo capitolo terzo, dedicato alla classificazione del sapere filosofico (De Partibus Philosophiae), Wolff scrive: «entia, quae cognoscimus, sunt Deus, animae humanae ac corpora seu res materiales»; di conseguenza tre sono le parti della filosofia: teologia naturale, che tratta di Dio, psicologia, che studia l’anima umana, e fisica, la scienza dei corpi39. Le Institutiones philosophiae Wolfianae di Thümmig, tra le più famose e più diffuse esposizioni dell’opera di Wolff, ripropongono fedelmente quanto esposto dalla Logica: la classificazione del sapere in storia, filosofia e matematica e la suddivisione della filosofia in teologia, psicologia e «cosmologia generalis, metaphysicae pars secunda». Merita anche ricordare l’esposizione dei due principi della filosofia: il principio di non contraddizione e quello di ragione sufficiente, con la classica definizione «nihil est sine ratione sufficiente, cur aliquid potius sit, quam non sit»40.

Sono sufficienti queste sommarie indicazioni per constatare che Wolff è una fonte della classificazione di Avogadro. Senza considerare la teologia, vi è corrispondenza tra fisica e psicologia in Wolff e fisica e metafisica in Avogadro: «tutte le cognizioni umane possono ridursi a due grandi classi, cioè le Scienze fisiche che si aggirano sulle cose sensibili, ossia sui corpi e sulle loro proprietà, e le Scienza Metafisiche che esaminano la natura e le qualità degli enti che non cadono sotto i sensi, ma sono essi dotati d’intelligenza e di senso»41. Inoltre è importante il senso della distinzione tra storia e filosofia in Wolff: la prima cataloga, la seconda spiega le ragioni dei fenomeni. Questa è esattamente l’idea di fisica di Avogadro, e di qui nasce la polemica contro Ampère: la sua physique éxpérimentale corrisponde alla historia di Wolff, e quindi non dovrebbe essere parte della fisica, che è spiegazione dei fenomeni.

Vi sono altri elementi della classificazione che rimandano a Wolff. A differenza di Ampère, Avogadro include le scienze del vivente nell’ambito delle scienze fisiche. La scelta di Ampère è coerente con la sua affiliazione a Kant e Schelling: per costoro gli organismi non sono spiegabili con le sole forze meccaniche. Se interpretata alla luce della filosofia ottocentesca, la collocazione dei viventi nella fisica sarebbe espressione di un riduzionismo che invece non traspare affatto dalle parole di Avogadro. Se invece guardiamo all’articolarsi della Philosophia experimentalis secondo le Institutiones philosophiae Wolfianae, notiamo un quadro molto simile a quello proposto da Avogadro, e senza alcuna intenzione riduzionistica: meteorologia, calore, ottica, meccanica, fisica, la quale a sua volta comprende nutrizione, sensazione, generazione, moto animale, vita e morte degli organismi42.

Il riferimento a Wolff aiuta anche a comprendere la riflessione di Avogadro sulle arti, che andrebbero attribuite «parte alle scienze Metafisiche … , parte all’Antropologia ossia Storia naturale dell’uomo, che è compresa nella Fisica speciale organica»43. L’idea è riconducibile alla distinzione di Wolff tra psicologia come scienza dell’anima in quanto cosciente di se stessa, sotto la quale parlare degli aspetti spirituali dell’agire umano, e cosmologia come scienza degli enti corporei al di fuori di noi, sotto la quale considerare le vicende “storico-naturali” della specie umana.

Altri due considerazioni di Avogadro nella classificazione possono essere illuminate dal riferimento a Wolff: la scelta di non «entrare nelle questioni, che da molti si agitano, sulla realtà o non realtà dello spazio in se stesso» e la definizione di fisica come disciplina che si occupa dei corpi in quanto dotati di «impenetrabilità» (proprietà essenziale) e «mobilità o capacità del moto» (proprietà non essenziale, poiché «richiede una causa esterna che si chiama forza, sia per produrre il moto, sia per distruggerlo o cangiarne la direzione»)44. Un seguace della filosofia kantiana e della meccanica newtoniana non si sarebbe preoccupato delle «questioni, che da molti si agitano, sulla realtà o non realtà dello spazio in se stesso», non avrebbe dichiarato l’impenetrabilità proprietà essenziale dei corpi e avrebbe nominato l’inerzia (come proprietà essenziale) invece di menzionarla implicitamente nella spiegazione del concetto di moto (presentato come proprietà non essenziale). Tutto questo, invece, è quanto ci si aspetta da un seguace della filosofia naturale continentale, cartesiana e leibniziana, che abbia letto Eulero e Wolff45.

9. Avogadro, Wolff e il metodo

Il contributo all’analisi e alla comprensione della classificazione e della concezione delle scienze di Avogadro offerto dal pensiero di Wolff suggerisce di tentare un passo ulteriore: interpretare un aspetto fondamentale del metodo di indagine dello scienziato piemontese.

Il tema sul quale soffermarsi è il criterio di semplicità e il suo rapporto con l’indagine attraverso la procedura a priori, ovvero esclusivamente razioncinante. Avogadro è esplicito nel sostenere che la scelta tra modelli teorici alternativi debba essere compiuta sulla base del principio di semplicità46. Si tratta di una convinzione ampiamente condivisa dalla tradizione scientifica moderna, ma Avogadro aggiunge un elemento decisamente meno condiviso: l’idea che il criterio di semplicità sia sufficiente, e che una volta applicato non sia necessario il controllo dell’esperienza per confermare la validità del modello teorico adottato. Se infatti il modello più semplice è anche il punto di arrivo di un ragionamento, ovvero è determinabile a priori, proprio per questo è da considerarsi valido47.

Gli accademici di Torino che nel primo decennio dell’Ottocento valutarono le memorie di Avogadro non apprezzarono il suo metodo. A tutte fu negata la pubblicazione proprio per la mancanza di prove sperimentali a sostegno dei pur ingegnosi ragionamenti48.

La questione da porre è: perché Avogadro ritiene valido il suo metodo, nonostante l’opposizione della comunità scientifica nella quale lavora? Fare riferimento alla tradizione illuministica francese o ai procedimenti sintetici di Lavoisier aiuta a rispondere alla domanda, ma induce anche a concludere che Avogadro era portatore di una concezione strumentalistica delle teorie49. Una tesi che pare sostenuta da alcune considerazioni nell’Essai analytique sur l’électricité, ma che forse non andrebbe applicata a un’opera come la Fisica de’ corpi ponderabili.

Il riferimento a Wolff può contribuire a riconsiderare questi temi, senza la pretesa di asserire che la filosofia della scienza e la metodologia di Avogadro vadano lette solo nell’ottica della tradizione leibniziana e wolffiana. Merita rilievo, ad esempio, la riflessione di Wolff sulla semplicità nello stile filosofico50. Si tratta per lo più di considerazioni che toccano la questione della chiarezza del ragionare e del vantaggio che ne ricava l’argomentazione filosofica, e non il criterio di scelta tra idee alternative. Tuttavia c’è il riconoscimento dell’importanza della semplicità per procedere nei ragionamenti verso la verità, la quale sussiste quando il predicato inerisce al soggetto.

Proprio questa osservazione, che connette il concetto di semplicità a quello di verità, chiarisce l’importanza di Leibniz e Wolff per comprendere la metodologia di Avogadro. La concezione della verità di Leibniz, secondo la quale una proposizione è vera quando il predicato inerisce al soggetto, implica che una proposizione vera asserisce un’identità, poiché il concetto espresso dal predicato è incluso nel concetto espresso dal soggetto. Ne segue che la verità di un enunciato è sempre dimostrabile: in matematica con la deduzione, in filosofia naturale con il principio di ragione sufficiente, risalendo da un evento alla sua ragione, da questa a un’altra, fino a giungere a una proposizione analitica. La catena delle ragioni costituisce la «prova a priori» dell’evento.

Il principio di ragione sufficiente non ha soltanto valenza gnoseologica: è un principio ontologico, si intreccia con la nozione di verità, e quindi offre lo strumento per conoscere a priori le ragioni che spiegano i fenomeni. In quanto fondamento dell’essere, garantisce che il processo conoscitivo del mondo naturale proceda di verità in verità, garantendo a priori la validità del sapere che dischiude.

Tutto questo è stato messo in discussione da Kant, che ha ridotto il principio di ragione sufficiente a metodo conoscitivo e ha relegato nell’ambito del trascendentale l’a priori. Dopo Kant, applicare il principio di ragione sufficiente significa muovere dai fenomeni per trovare la loro spiegazione con l’applicazione del principio di causalità, ma questo non garantisce di giungere a una proposizione vera, e il controllo successivo dell’esperienza è assolutamente necessario.

Avogadro non è kantiano: in quanto seguace di Wolff, applica il principio di ragione sufficiente perché, come scriveva Leibniz, «tutte le verità, anche le contingenti, hanno una prova a priori». L’a priori non gli appare problematico, anzi, è un elemento fondamentale e fondante dell’indagine e del ragionamento scientifico. Ciò che si scopre con il ragionamento non necessita di una verifica da parte dell’esperienza perché, a meno di errori o di incompletezza nella procedura razionale, è la verità, dato che il principio di ragione sufficiente fonda non solo il conoscere ma anche l’essere.

In questa prospettiva, anche lo strumentalismo di Avogadro può assumere un senso diverso. Il caso dell’Essai analytique sur l’électricité, può essere preso ad esempio: Avogadro sceglie per semplicità l’ipotesi di un solo fluido elettrico ma sostiene che «quand même il y en aurait deux, on ne tomberait par-là dans aucun inconvénient, puisque ce qu’on dit de l’un pourrait toujours s’appliquer à l’autre»51. Può sembrare strumentalismo, senza dubbio, ma un seguace di Wolff potrebbe sostenere che il principio di semplicità ha interferito con il ragionamento e vi ha introdotto l’errore. Accettare la possibilità di aver proposto una teoria sbagliata non significa condividere lo strumentalismo.

10. Avogadro e la filosofia

L’analisi della classificazione e il confronto con Ampère hanno condotto a formulare un’ipotesi che colloca Avogadro in un contesto filosofico distante da quello consueto, quando parliamo di scienziati della prima metà dell’Ottocento. Alla luce di quel contesto si comprendono alcuni aspetti della metodologia e della filosofia della scienza di Avogadro che prima apparivano poco chiari o che si accettavano come un dato di fatto.

Tuttavia, la maggior comprensione suscita inevitabilmente altre domande. Innanzitutto, possiamo sperare di conoscere con maggior dettaglio e minore ipoteticità il rapporto che Avogadro intrattenne con Leibniz e Wolff? Inoltre bisognerebbe verificare se il modello esplicativo del principio di ragione sufficiente è all’opera in altri scritti di Avogadro oltre quelli menzionati; perché è pur vero che esso spiega in modo convincente la procedura dell’a priori, ma dopotutto l’a priori è presente, in positivo, solo nelle memorie del 1803 e del 181152.

Avogadro e la filosofia è un capitolo da aprire: richiede l’analisi dei suoi scritti, lo scavo nelle fonti, la ricerca dei testi filosofici che lesse e studiò (il regesto della sua biblioteca privata sarebbe già un buon inizio). È un grande lavoro, ma Avogadro lo meriterebbe: insieme a Galileo e Volta è stato uno dei grandi della scienza moderna in Italia.

1  Avogadro, Fisica dei corpi ponderabili, ossia Trattato della costituzione generale de’ corpi, tomo I, Torino, Stamperia Reale, 1837, pp. v-xiv.

2  Avogadro, op. cit., pp. v-vi.

3  Avogadro, op. cit., p. vii.

4  Avogadro, op. cit., pp. xii-xiv.

5  Avogadro, op. cit., pp. vii-viii.

6  Avogadro, op. cit., p. viii.

7  Avogadro, op. cit., p. ix.

8  Avogadro, op. cit., pp. ix-xii.

9  Avogadro, op. cit., pp. xiv.

10  Ampère, Essai sur la philosophie des sciences, I vol., Paris, Bachelier, 1834, pp. 247.

11  Ampère, op. cit., pp. 74-79.

12  Avogadro, op. cit., p. xvi.

13  Avogadro, op. cit., p. xvii.

14  Avogadro, op. cit., pp. xv-xvi.

15  Avogadro, op. cit., p. xvi (corsivo mio).

16  Ampère, op. cit., pp. 75 e 77-78.

17  Avogadro, op. cit., p. xvi.

18  Avogadro, op. cit., pp. xvi-xviii.

19  Avogadro, op. cit., p. xix.

20  Avogadro, op. cit., p. xx.

21  Sulla consapevolezza da parte di Avogadro dell’importanza di tali ricerche nell’ambito della scienza europea si è diffuso Marco Ciardi, con le dovute cautele onde evitare la trappola storiografica dei “precorrimenti”: cfr. Ciardi, La fine dei privilegi. Scienze fisiche, tecnologia e istituzioni scientifiche sabaude nel Risorgimento, Firenze, Olschki, 1999, pp. 173-201.

22  Avogadro, op. cit., pp. xix-xx.

23  Avogadro, op. cit., p. v.

24  Avogadro, op. cit., p. xx.

25  Avogadro, op. cit., p. xxi.

26  Avogadro, op. cit., pp. x-xi.

27  John Heilbron, Weighing imponderables and other quantitative science around 1800, Berkeley, University of California Press, 1993. Marco Ciardi, L’atomo fantasma. Genesi storica dell’ipotesi di Avogadro, Firenze, Olschki, 1995, pp. 74-78.

28  Avogadro, op. cit., p. ix.

29  Tre manoscritti inediti di Amedeo Avogadro, a cura di Marco Ciardi, presentazione di Ferdinando Abbri, Firenze, Olschki, 2006.

30  L’argomento ha rilievo nell’ambito della discussione aperta nella storia della scienza a proposito della data di nascita della fisica teorica. Tradizionalmente si sostiene che essa si afferma come fisica matematica nella sintesi meccanica di Lagrange e si impone grazie all’opera di Laplace. Invece, Elizabeth Garber, The language of physics. The calculus and the development of theoretical physics in Europe, 1750-1914, Boston, Birkhäuser, 1999, sostiene che non si tratta di fisica svolta con l’ausilio della matematica, bensì di matematica applicata alla fisica, proprio come vuole Ampère. Infatti, le opere di fisica del primo Ottocento usano la matematica per soddisfare l’esigenza di precisione in ambito osservativo e sperimentale, ma spiegano i fenomeni con concetti e modelli non matematizzati. La fisica teorica si delinea invece negli anni Trenta, con l’impiego della matematica per spiegare il mondo fisico e non solo per descriverlo. Una delle prime sintesi di fisica teorica, secondo questa interpretazione, sarebbe la termodinamica, una fisica-matematica sulla struttura intima della materia. La classificazione di Avogadro e la stessa Fisica de’corpi ponderabili possono essere considerate a favore dell’interpretazione di Garber.

31  Biblioteca Civica di Torino, Amedeo Avogadro, Manoscritti scientifici, 75 voll. (manoscritti 461-536).

32  Mss. 501-507.

33  Avogadro, op. cit., p. 6. Cfr. M. Ciardi, L’atomo fantasma, cit., pp. 53-74.

34  I documenti riguardanti le conoscenze filosofiche di Ampère sono numerosi: manoscritti (conservati all’Académie des Sciences), scambi epistolari (molto importante quello con Maine de Biran), i testi raccolti in Philosophie des deux Ampère, Paris, Didier et Cie, 1866, e lo stesso Essai sur la philosophie des sciences. Sulla vicinanza intellettuale di Ampère alla Naturphilosophie hanno scritto Christine Blondel (A.-M. Ampère et la création de l’électrodynamique (1820-1827), Paris, Bibliothèque Nationale, 1982, pp. 61-62 e 175-76) e Kenneth Caneva (Ampère, the etherians, and the Oersted connexion, “The British Journal for the History of Science”, 13, 1980, pp. 121-138). Cfr. inoltre M. Segala, Ampère filosofo, “Nuncius”, XII, fasc. 1, 1997, pp. 145-160.

35  Cfr. M. Ciardi, “Introduzione”, in Tre manoscritti inediti di Amedeo Aogadro, cit., p. 20n, che riporta anche alcune indicazioni bibliografiche. Bono collaborò all’edizione della sezione dedicata alla giurisprudenza (terza parte del volume quarto) dell’Opera omnia di Lebniz pubblicata a Ginevra nel 1768.

36  L. P. Thümmig, Institutiones philosophiae Wolfianae, in usus academicos adornatae, tom. 1-2, Francofurti et Lipsiae, Renger,1725-26. C. Wolff, Institutiones juris naturae et gentium, in quibus ex ipsa hominis natura continuo nexu omnes obligationes et iura omnia deducuntur, Halae Magdeburgicae, Renger, 1750. Wolff, Jus gentium methodo scientifica pertractatum, in quo jus gentium naturale ab eu, quod voluntarii, pactitii et consuetudinarii est, accurate distinguitur, Halae Magdeburgicae, Renger, 1749. Wolff, Jus naturae methodo scientifica pertractatum, tom. 1-8, Francofurti et Lipsiae, Renger,1740-48. Ringrazio Alberto Lupano per l’indicazione sulla presenza di Wolff nel curriculum di giurisprudenza nel Piemonte del secondo Settecento.

37  La Logica latina riespone i temi della Logica tedesca: Vernünfftige Gedancken von den Kräfften des menschlichen Verstandes und ihrem richtigen Gebrauche in Erkänntniss der Wahrheit, Halle, Ranger, 1713.

38  Wolff, Philosophia rationalis sive Logica, Francofurti et Lipsiae, Renger,1740, pp. 1-13.

39  Wolff, Philosophia rationalis sive Logica, cit., pp. 28-30.

40  Thümmig, Institutiones philosophiae Wolfianae, I t., Venetiis, Miloccum, 1774, pp. 20-59.

41  Avogadro, op. cit., p. v.

42  Thümmig, Institutiones philosophiae Wolfianae, cit., pp. 129 sgg.

43  Avogadro, op. cit., p. xvii.

44  Avogadro, op. cit., pp. vi-vii.

45  Si ricordi che fu Leibniz il primo a opporsi a Newton sulla concezione dello spazio. All’impenetrabilità come proprietà essenziale è dedicato lo scritto del cartesiano Leonhard Euler, “Recherches sur l’origine des forces”, Histoire de l’Académie Royale des Sciences et Belles Lettres, 1750, pp. 419-447.

46  M. Ciardi, L’atomo fantasma, cit., pp. 53-65.

47  Il termine a priori, inteso come procedura argomentativa puramente razionale (secondo la Fisica, cit., p. 6), e il criterio di semplicità compaiono nell’Essai analytique sur l’électricité, in Tre manoscritti inediti di Amedeo Avogadro, cit., pp. 45 e 55. A priori e semplicità sono fondamentali anche nell’Essai d’une manière de déterminer les masses relatives des molécules élémentaires des corps, in Avogadro, Saggi e memorie sulla teoria atomica (1811-1838), a cura di M. Ciardi, Firenze, Giunti, 1995, pp. 41 e 44.

48  M. Ciardi, “Introduzione”, in Tre manoscritti inediti di Amedeo Aogadro, cit., pp. 20-23.

49  M. Ciardi, L’atomo fantasma, cit., pp. 48-65.

50  Wolff, Philosophia rationalis sive Logica, cit., pp. 77-79.

51  Essai analytique sur l’électricité, in Tre manoscritti inediti di Amedeo Avogadro, cit., p. 55.

52  Nella Fisica (pp. 5-7) l’a priori è menzionato in negativo: si dice che non può essere usato per dimostrare l’identità di massa inerziale e massa gravitazionale, che invece va verificata sperimentalmente.